Altre fonti attribuiscono l’arrivo di questa vite con la migrazione forzata imposta dai romani ai liguri apuani dopo la sconfitta subita da questi ultimi nella seconda guerra punica. Lo stesso nome potrebbe essere derivato dagli apuani, o essere dovuto alla locuzione uve apiane, derivate da Vitis Apicia a indicare l’area agricola «Apia», l’odierna Lapio. Altri ancora ritengono che la parola «Apiano» possa derivare da «Api», tenendo conto della facilità con cui le api, attaccano il grappolo. Da qui nel tempo diviene Apiana, poi Afianae infine Fiano. A prescindere dalla sua origine, quasi sicuramente, la sua coltivazione ha avuto un forte impulso a partire dalla “Romanizzazione” dell’Italia meridionale, in seguito alla seconda guerra punica. Piaceva a Federico II di Svevia e a Carlo D’angiò. Ha avuto il suo exploit, come gli altri vini Irpini, nel 1800 e, grazie alla Regia Scuola di Viticoltura ed enologia di Avellino, alla fine del secolo, ha avuto un metodo di vinificazione proprio, per allineare la qualità del prodotto alle richieste commerciali.